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Chi vincerà in U.S.A ?

Qualche lettore mi ha fatto notare che finora non ho mai scritto nulla sulle pur importantissime elezioni Americane.

Ebbene, lo faccio ora, attraverso queste righe, a soli tre giorni dalle elezioni, dicendo, innanzitutto, che mi auguro, che qualsiasi risultato emerga, fra la notte Italiana del Martedì ed il mattino del giorno seguente, possa essere accettato dal perdente.

Cosa non scontata visto il precedente dell'assalto dei fan di Trump a Capitol Hill, da lui stesso sostenuto.

Personalmente ho un ricordo, ancora nitido, di una analoga situazione, vissuta nello stesso periodo, nel Novembre del 2000, quando, mi trovai a New York, insieme alla delegazione ufficiale Padovana, ospiti dell'Organizzazione della famosa Marathon Newyorkese, con visita all'O.N.U., (accompagnati dal Console Italiano), e all'Istituto Italiano di Cultura.

E chissà se in questi primi giorni di Novembre si viva la stessa atmosfera, di quei giorni lungo le Street e Avenue Newyorkesi.

Anche allora, come oggi, che scrivo queste righe, erano i giorni che precedevano il giorno del voto, e per le strade e i quartieri si respirava una sorta di attesa nevrotica di quel che poteva succedere, con l'esito del voto agli Americani.

Intendiamoci lì le modalità della campagna elettorale sono molto diverse dalla nostra.

Innanzitutto lì gli incontri si svolgono in luoghi chiusi, cinema, teatri, palazzi, grandi alberghi e famosi ristoranti, facendone delle vere e proprie Kermesse o organizzando delle Convention.

Mi colpì allora il fatto che per le Street, almeno a New York, nulla faceva pensare alle imminenti elezioni Presidenziali, a differenza del nostro Paese, ove, ad esempio, le Piazze delle nostre Città son piene di gazebo, banchetti, bandiere etc... .

I Newyorkesi insomma continuano, anche in quei giorni fatidici, a camminare veloci, con il loro immancabile bicchierone di caffè, spostandosi verso i loro uffici, in immensi grattacieli, affannati nel cercar di far fermare un taxi, o dirigersi verso una metropolitana che li porti nei vari Distretti di Manhattan, o Brooklyn, o del Queens o, nel Bronx, o di andare a correre al Central Park, fra immensi alberi e scoiattoli.

Sembra insomma che a molte persone poco importi delle elezioni, presi come sono ad assicurarsi le molte risorse economiche che occorrono per vivere in questa grande Città.

Una Città in cui, a volte, bisogna fare due o tre lavori per poter sbarcare il lunario nella grande mela.

In quei giorni, vissuti con stupore e ammirazione verso questo magnifico popolo, mi colpì anche l'alacre lavoro di tantissime persone, in ogni ora del giorno e della notte, pronti ad assicurare ad ogni avventore cibo, prodotti e servizi di ogni tipo, avvolti dal fumo notturno, che esce dal sottosuolo, e sale dai tombini, a riscaldare tutta la Città.

In quei giorni, capitati per caso, in uno di questi affollati incontri elettorali, potei osservare l'allegro, (colorato da mille palloncini), e allo stesso tempo, composto chiacchericcio degli invitati e delle varie personalità e candidati presenti, in una atmosfera di ottimismo e fiducia, verso il fatidico appuntamento finale, del giorno dell'elezione del nuovo Presidente.

Non avremmo assistito a quel giorno, poi risultante vittorioso per il Repubblicano George W Bush nei confronti del Vice Presidente Democratico Al Gore per soli 16 voti elettorali.

Allora fu determinante lo Stato della Florida, che per il particolare sistema di voto Americano, determinò la vittoria di Bush.

Oggi si dice siano 7 gli Stati decisivi per determinare la vittoria di Trump o della Harris.

Forse, addirittura, potrebbe essere solo uno Stato, la Pennsylvania della mitica Filadelfia, capitale del Jazz Mondiale, confinante con lo Stato di New York, a decidere il risultato.

Se così fosse, e, non me lo auguro, potrebbe essere Donald Trump il nuovo Presidente degli Stati Uniti.

Sembra infatti che da ultimi sondaggi e interviste dei suoi abitanti molti voteranno per Lui.

Uno Stato peraltro con molti cittadini di origine Italiana, circa il 20%, e che potrebbe fare la differenza.

D'altronde gli Americani di origine Italiana sono circa 17 milioni e mezzo su 336 milioni di abitanti U.S.A., rappresentando più del 5% degli Statunitensi.

Ebbene se, come tutti i sondaggi, anche recenti, danno un testa a testa nella corsa alle Presidenziali, la comunità Italiana potrebbe essere decisiva, specie, appunto, in Pennsylvania.

E se proprio in Pennsylvania si svolgerà lo sprint finale, diventerebbe molto probabile la vittoria del Tycoon, il magnate dell'industria Americana, Donald Trump, anche per il probabile voto a suo favore, proprio della comunità Italiana.

Comunità che, da alcune interviste di questi giorni, apparse anche nei programmi della nostra TV, sembra orientata in tal senso, unicamente preoccupata delle sorti economiche della Nazione, e della loro particolare situazione reddituale.

D'altronde è proprio sul versante dell'economia, che si evidenziano le maggiori criticità nella proposta politica e nei programmi della candidata democratica Kamala Harris, che appare poco preparata in materia economico- finanziaria.

E in un tempo in cui il dio denaro ci travolge tutti, e ci allarma, creandoci ansie e timori per il nostro futuro, i nuovi, sempre più numerosi, bisogni economici, potrebbe essere proprio questa, la chiave di volta della vittoria di Trump e dei Repubblicani, sempre attenti verso questa tematica.

Quando le nostre vite, ormai poveri di ideali, infatti, si fanno travolgere unicamente, dai falsi bisogni dettati dalle leggi di mercato, dall'ostentato lusso e opulenza, diventa ineludibile farsi orientare proprio dal feticcio dei soldi.

Soldi, che, a volte invece sono indispensabili, per buona parte della popolazione, quale unico strumento di sussistenza, per pagarsi l'affitto, il cibo, le medicine.

Saranno dunque gli aneliti delle classi medie e medio basse, verso la conquista di uno status di benessere a far vincere Trump, la voglia di tornare la prima ricca potenza Mondiale?, o saranno le donne, o le minoranze dei Latinos, degli Ispanici ( 15 % degli elettori) e degli Afro- Americani dello Stato del Wisconsin ( 14% degli elettori), più a basso reddito, a far vincere i Democratici e la Harris?

Sinceramente non lo so, come molti, anche fra gli addetti ai lavori, in questo momento, non lo sanno.

Quel che mi auguro però è che chiunque sarà eletto, possa, all'indomani della sua vittoria, essere il Presidente di tutti gli Americani, sia dell'elite che delle classi medie e delle meno abbienti, sia degli Stati ricchi che di quelli meno fortunati, sia delle maggioranze che delle minoranze, in nome di quell'America che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sognato.

#sebastianoarcoraci#kamalaharrisioTrump#elezioniUSA#



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