Premessa : non sono leghista, sono molto distante dal leghismo, quindi non commento per fini di parte.
Purtuttavia è indubbio che come cittadino, e, come commentatore, non riesco ad esimermi dal chiosare, quello che è già un caso Politico, e, che, in un prossimo futuro, potrebbe far deflagrare lo stesso Governo in carica.
Per questo, anche quale appassionato di diritto, grazie ai miei studi, mi permetto di esprimere la mia modesta, e certamente non autorevole opinione.
Il punto è, secondo me , quello di valutare la eventuale primazia del Diritto Sovranazionale rispetto alle Leggi Nazionali.
Dottrina e Giurisprudenza concordano sulla affermazione positiva.
Pertanto, secondo le norme di Diritto Internazionale e Comunitario, Trattati, Convenzioni e Regolamenti, entrano direttamente di diritto nel nostro "corpo legislativo",
Persino le Direttive, se sono caratterizzate dalla cosiddetta self- executing, entrano direttamente nel nostro Ordinamento, senza bisogno di alcuna ratifica del nostro Parlamento.
Dunque il trattato di Dublino rivisto nel 2013, ( Governo Letta - e, prima ancora adottato dal Governo Berlusconi ), firmato da 12 Paesi Membri dell'Unione, fra cui
l' Italia, che oggi disciplina, nella U.E., il fenomeno migratorio, prevarrebbe sulla nostra Legge n. 40/1998 e del T.U. del 25 Luglio del 1998 n, 286, oltre che sui Decreti Sicurezza 113/2018 e n. 53 del 2019 ( sul fronte esterno- sbarchi).
Di recente, poi, a Giugno del 2023, l'U.E. , in Lussemburgo, ha concordato un parziale superamento della Convenzione di Dublino, ma resta fermo il principio che il migrante può richiedere asilo nel primo Paese di approdo, seppure, è prevista una redistribuzione negli altri Paesi U.E. che hanno aderito alla Convenzione.
Redistribuzione che segna il passo, evidentemente, lasciando spesso i Paesi di primo approdo, come l'Italia, soli, ad affrontare questo enorme problema, anche di natura umanitaria, oltre che di sicurezza dei confini Nazionali.
Pertanto su questo aspetto temo che il Ministro, ed il Governo, ( Presidente, all'epoca dei fatti, Conte) non abbiano scuse, poiché, da Legislatori, dovrebbero sapere come funziona il Diritto e quali Leggi siano da osservare.
Peraltro mi limito, sul piano tecnico, ad osservare che la sicurezza dei Porti è affidata per Legge, ad un Ammiraglio, Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie dei Porti, e nel caso specifico, era affidato alla Capitaneria di Porto di Lampedusa,
( Agrigento).
Il Ministro, (allora era degli Interni), forse, in quella occasione, ha peccato di troppa "generosità".
Poteva certamente rimanerne fuori, e far sbrogliare la matassa ad altri.
Forse nella lunga "catena di comando", che viene richiesta in casi analoghi, chi di dovere, poteva appellarsi all'Art. 51 del c.p., e disobbedire all'"Ordine", se si riteneva illegittimo. ( se si riteneva, cioè, che il Ministro stesse impartendo un ordine illegittimo e contra legem).
In fondo un Ministro Vigila e Coordina Politicamente, impartisce Direttive ", ma non da ordini".
Non vi è cioè un rapporto gerarchico diretto fra pubblici ufficiali e "Corpo Politico"
( su questo vedasi anche Legge 142 del '90 sulle Autonomie Locali).
Diciamo che il Ministro pensava di interpretare il "sentiment comune", di molti cittadini ed elettori, almeno della sua parte Politica, visibilmente contrari agli innumerevoli arrivi di clandestini in Italia, e per tutte le conseguenze che questo comporta, e che tutta la U.E. conosce, e, patisce.
Penso che Salvini abbia creduto di allinearsi alla cosiddetta "opinio Iuris ac necessitatis", immaginando che il suo comportamento, in quel caso, fosse obbligato e dovuto, soprattutto in base al programma Politico del suo Partito.
Il Ministro, peraltro, nella sua strenua e spettacolarizzata difesa, attraverso un video molto creativo, si è richiamato al principio contenuto nella nostra Costituzione Repubblicana ( art.52 Cost.), : " è dovere di ogni cittadino difendere la Patria".
Argomento indubbiamente forte e pregnante, solido, e, di facile presa, e consenso, su molta opinione pubblica, non solo di centro destra.
Si ritorna però al punto di prima, se cioè, ad esempio, debba prevalere "il difendere i confini" (disposto dalla nostra Costituzione), o applicare le norme di natura Internazionale, come la Dichiarazione dei diritti dell'uomo, o la Convenzione CEDU del 1950, ancora vigente, per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Anche in questo caso la Primazia del Diritto Internazionale, a mio parere, è indiscutibile, peraltro in linea con la nostra Costituzione che afferma, fra gli altri, l'analogo principio di Libertà.
E' sul secondo aspetto che però mi soffermerei, cioè sul piano prettamente Politico della vicenda.
Ed è su questo aspetto che, secondo me, Salvini non dovrebbe andare a Processo poiché ha svolto una azione prettamente Politica.
E' stato mosso cioè unicamente da finalità di natura Politica, ed è solo su quel piano, che andrebbe valutato il suo comportamento, seppure sopra le righe.
Perché è indubbio che il Processo nel quale è imputato il Vice Premier, con richiesta del P.M. di una pena di 6 anni di reclusione, per sequestro di persona plurimo, ( art. 605 c.p.), e, per rifiuto di atti d'ufficio ( art. 328 c.p. primo co. : avrebbe dovuto far sbarcare i migranti) acquisisce, nel caso di specie, per l'argomento sensibile, quale è quello sulle politiche migratorie, un aspetto prettamente Politico.
Attenzione processare un Ministro, in questo caso, vuol dire Processare un intero Governo, quello di quel tempo in cui avvennero i fatti, che, evidentemente, anche col Premier di allora, condivise l'"azione Politica di quel Ministro.
Personalmente credo sia stato "un agire Politico" sbagliato, ma questo lo decideranno gli elettori. al momento del voto.
Io credo però che non si possa processare un intero Governo per le sue decisioni Politiche.
E Che si tratti di "caso Politico", lo evidenzia il dibattito acceso, non solo fra gli addetti ai lavori, ma anche nella ripetizione dello scontro, anche questo tutto Politico, fra Associazione Magistrati e Politica, sul conflitto fra Poteri dello Stato.
Tema che finora, la Politica, e, il Legislatore non hanno, evidentemente, saputo risolvere.
Basti pensare anche alla vicenda Toti, nella quale, ad onta del giusto ruolo da riconoscere al potere di decisione della Politica, anche in campo amministrativo locale, ove il P.M. ha messo sotto accusa, gli atti e le azioni procedimentali del Governatore Ligure, ritenendole viziate da " finanziamento illecito" e voto di scambio, finalizzati ad agevolare alcuni imprenditori.
E tutto ciò nonostante i finanziamenti fossero stati pubblici, trasparenti e dichiarati.
Si pone dunque il solito dilemma: Politica che agisce sempre entro i suoi confini, o il Politico, secondo molti, fa ( spesso) un uso illecito dell'agire Politico?,
E quando è illecito l'uso dell'agire Politico?
Naturalmente l'eventuale illiceità, oggi, è sottoposta, ad ogni piè sospinto, al vaglio legittimo dei P.M. ( in rappresentanza dello Stato), così come prevede l'attuale divisione fra Poteri Costituzionali, che dovrebbero essere equiparati e dello stesso prestigio.
Prestigio che purtroppo la Politica oggi stenta a illustrare e difendere, altrettanto legittimamente, rispetto alla Magistratura requirente, e, soprattutto rispetto a molta opinione pubblica.
Quindi, fintanto che non si risolve questa delicata problematica, il problema "Politico" permane, come dimostra il caso Salvini.
Certo il Processo sarà un'altra storia, tutta da scrivere.
Ora è il Tribunale che ha in mano la decisione finale.
Personalmente sono certo che i Giudici decideranno secondo Legge e con serenità di giudizio, senza farsi influenzare dai risvolti Politici, che la vicenda ha assunto, ed assumerà nei prossimi mesi.
D'altronde il ruolo fra Magistratura Giudicante e Requirente è per l'appunto separato, e tale, da garantire un giusto processo e un esito altrettanto "giusto".
Quel che però sottolineerei è appunto il futuro del ruolo del P.M. in Italia.
A mio avviso, non sarebbe spropositato, per esempio, viste le continue aspre polemiche sul tema, pensare che i P.M., come nel sistema ove vige il Common Law, (tipo gli Stati Uniti), possano essere, anziché Magistrati, Avvocati, eletti dai cittadini.
Naturalmente non a scapito della Imparzialità, né cambierebbe il ruolo di vigilanza sul rispetto delle Leggi, azionando la pubblica accusa ove ne ricorrano gli estremi.
I Procuratori Distrettuali, come vengono chiamati in U.S.A., manterrebbero lo stesso ruolo e funzioni, come funzionari dello Stato, garantendo la "neutralità dell'accusa".
Non saprei se il momento, per una tale radicale riforma, sia quello giusto, anzi forse, viste le attuali accese polemiche, non lo è, però, cominciare a disegnare tale innovazione e rinnovamento, nel nostro sistema dei Poteri, può essere la soluzione del problema.
Molti oggi accusano proprio i P.M. di "fare Politica", allora perché non giungere fino a rappresentare nella realtà tale situazione, senza infingimenti e con coraggio?
Importante è lasciare la decisione finale e le sentenze ai Giudici, che seguirebbero una carriera nettamente diversa da quella dei P.M., mantenendo la loro veste di neutralità, secondo i principi di imparzialità e terzietà, che non sarebbe messi in alcun modo in discussione.
Andare oltre il visibile e pensare all'immaginario del domani, è il ruolo che la Politica deve riprendersi.
Vedremo se prevarrà il coraggio o l'ipocrisia.
Audentes fortuna iuvat. ( cit. Virgilio).
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