In questi giorni il dibattito sulla condizione del sistema sanitario in Italia si va facendo, sempre più serrato.
E se pur è vero che l'Italia è dotata di un Sistema Universale Sanitario, a differenza, per esempio, che negli USA, ove se non si è in possesso di una Polizza Sanitaria ben costosa, si rischia di non ottenere le dovute prestazioni sanitarie, è anche vero che il Sistema, ottenuto dal nostro Paese, a seguito di tante lotte, con la prima grande Riforma del Sistema Sanitario, ( Legge n. 833 del 23 dic. 1978 ) è sostenuto con il contributo sostanziale dei lavoratori, soprattutto dipendenti mediante le trattenute sulla propria busta paga, e dai Pensionati, mediante trattenuta sul loro cedolino mensile.
D'altronde furono già i nostri padri costituenti, che nel 1948, hanno voluto che il diritto alla salute, sancito dall'Art. 33, fosse inserito fra i diritti fondamentali dell'individuo, a testimonianza di un forte riconoscimento al benessere individuale ma anche collettivo.
Ebbene questo nostro Sistema Sanitario negli anni si sta erodendo,
Tagli irragionevoli e dannosi, dapprima con la soppressione di molti reparti ospedalieri, poi con la eliminazione dell'Ospedale stesso, specie al Sud, ma anche in buona misura al Nord, e poi con i tagli al Bilancio Statale, operato dalle varie Leggi finanziarie di questi anni, stanno in realtà tradendo sia lo spirito della Costituzione che le stesse norme poste dai nostri Legislatori.
Misure che peraltro, durante il Covid, si sono rivelate controproducenti per gli stessi bilanci Statali e l'organizzazione della Rete Sanitaria, che in quei drammatici momenti, risulto carente e del tutto insufficiente a far fronte all'Epidemia da Covid, con i tristi risultati di numerosissime morti ( 746.000 solo nel 2020).
Ci si attendeva dunque, che da tali situazioni venissero buoni insegnamenti all'attuale classe Politica, per non ripetere in futuro scelte rivelatesi nefaste.
Il punto è che la situazione odierna registra purtroppo situazioni ancora fortemente negative, basti pensare alle lunghissime liste di attesa a cui veniamo sottoposti in occasioni di visite specialistiche o interventi chirurgici programmati.
Spesso siamo dunque costretti a rivolgerci alle cosiddette prestazioni in solvenza, a pagamento cioè, snaturando quel che è l'affermato principio del Diritto alla Salute.
E se per le liste di attesa oggi, anche in Veneto, ove la qualità delle prestazioni è in genere buona, per diminuirle, si sta pensando, da parte degli Organismi Sanitari e Politici, di effettuarle nei week end e nelle ore serali, sottovalutando e non utilizzando, a volte risorse in organico delle USL, ( medici specialisti che lavorano nel territorio, presso i distretti di base), che ben potrebbero concorrere alla netta riduzione delle lunghe attese, per quanto riguarda invece la prevenzione si è davvero in una situazione di quasi totale assenza.
Eppure sui media, a sentire molte dichiarazioni autorevoli, si raccomanda spesso, ai cittadini di prestare attenzione alla prevenzione di certe malattie, specie per quelle tumorali.
Il punto è che, a dispetto di quanto pomposamente affermato, a parte alcune situazioni di eccellenza, la prevenzione rimane solo un bellissimo slogan.
Chi ha provato infatti a richiedere di effettuare visite di controllo a fini preventivi , ad esempio per il campo visivo, o per le malattie prostatiche, o al seno, ove non si sia inseriti in particolari e specifici programmi di screening, si è visto opporre un netto rifiuto.
Nei casi, (la stragrande maggioranza), dunque, in cui non si è dentro un programma di screening, le soluzioni sono due :
lunghissime attese 12-18 mesi
visita a pagamento. Si pensi al Sud ove la situazione è ancora più grave. La dabbenaggine di queste scelte da parte dei decisori è talmente evidente che non vi sarebbe neppure bisogno di documentarne i conseguenti risultati negativi. Basti pensare che così facendo, senza prevenzione, non solo non si salvano migliaia di persone che purtroppo, anche per non avere abbastanza reddito, rinunciano alle visite ed alle cure, ma si fa spendere, alla fine, al Servizio Sanitario molto di più. Intervenire prima, come anche un detto popolare recita, è meglio che curare dopo. Si pensi al carico dei ricoveri ospedalieri, al malato cronico, ed alle lunghe degenze, ed alle risorse occorrenti per tali necessità. Che fare quindi?
Alcune misure di recente sembrano venire incontro a tali esigenze, come la Legge n. 33 del 2023 ed il Decreto attuativo n. 29 del 26 Gennaio 2024, che riguarda soprattutto le persone fragili e la persona anziana, con la previsione nei territori degli Ospedali di Comunità e la medicina di prossimità, ma mancano ad oggi, il personale medico ed infermieristico, la definizione dei LEP ( livelli essenziale della prestazione) e la quantificazione delle risorse da assegnare alle Regioni
Occorre allora riprendere, da parte di tutti i cittadini, le iniziative pubbliche, per riacquistare diritti garantiti dalla Costituzione, con la consapevolezza che il diritto alla Salute è non solo un diritto ma anche un dovere verso l'intera collettività, cogliendo ogni occasione di voto, a partire dalle prossime Elezioni Europee, per premiare quelle forze Politiche, che mettono fra i primi punti del loro programma elettorale, il rilancio della Sanità ed il diritto alla salute per tutti. Sebastiano Arcoraci pd 3 aprile 2024
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