Italiani? Brava Gente!
Noi Italiani siamo un po' strani, popolo meraviglioso, ma un po' strabico.
Perché?, vi domanderete.
Per tanti motivi.
Parliamo ad esempio di Sanremo.
A sentire la moltitudine Italica, il Festival di Sanremo fa schifo, non lo guarda neppure, e comunque sono solo canzonette, come direbbe il grande Edoardo Bennato.
Peccato che i dati Auditel ci dicono, che anche quest'anno, è stato superato il record di telespettatori, 12 milioni, col 65,4% di share.
Perché negare di vederlo allora?
Ma perché noi Italiani siamo cosi, siamo un po' strabici.
D'altronde negli anni della Prima Repubblica, nessuno dichiarava di votare la Democrazia Cristiana, anzi, se intervistato, la denigrava, la avversava, considerandola portatrice di arcaismo, di bigottismo, valori reazionari da sconfiggere.
Peccato che nel segreto dell'urna il 40% degli Italiani, la votava, eccome se la votava, lasciandola governare per più di quarant'anni.
Quindi perché meravigliarsi, se anche nell'era dei social, si ripete ancora una volta la stessa farsa.
E' snobismo?
No no, è peggio.
D'altronde, la storia ci insegna che noi Italiani, siamo stati Monarchici, amavamo il Re e la Regina, specialmente, Margherita, divenuta un vero idolo, tanto da intitolarle molte vie della nostra Città, specie al Sud, anche se, subito dopo la codarda fuga di Vittorio Emanuele III di Savoia , a Brindisi, il 24 Settembre del 1943, e successivamente, il 13 Giugno 1946, quando il Principe Umberto lascerà una Italia dichiarata Repubblicana dal Referendum Costituzionale, ci rivelammo tutti nemici del Regno, e dei Re in generale, indossando repentinamente la nuova maglietta con i nuovi emblemi della Repubblica Italiana.
Un sentiment che si era già visto, amaramente, durante il "Ventennio" , dopo che al posto del Governo Liberale di Facta e Giolitti, vi fu la presa di potere del Fascismo, una folla festante e chiassosa, osannava Mussolini, in Piazza Venti tre Marzo a Littoria, o, quando a Piazza Venezia, dal balcone di Palazzo Venezia, il 10 Giugno del 1940 dichiarava guerra alla Francia.
In fondo siamo così, a volte soffriamo di strabismo, e di omissioni complici, come nel caso degli Esuli Istriani e degli infoibati, dividendoci fra bianche e neri, fra Guelfi e Ghibellini, fra Fascisti e Antifascisti, dimenticandoci, diversamente dai Francesi, ad esempio, che l'unità di Popolo è un valore in sé, facendoci del male da soli.
Ma non divaghiamo, torniamo a Sanremo.
Preso atto dunque, che molti di noi lo hanno visto, compreso me, mi piace stilare, per l'occasione, una personale Top Five, e anche prevedere un/una vincitore/vincitrice.
Per me, in fondo, guardare il Festival, rappresenta una vera e propria tradizionale festa della musica, un fatto di "costume".
Confesso di averlo sempre, atteso trepidante e amato per le emozioni che riesce a dare alla mia anima.
La musica è arte, ispirazione di poesia e bellezza, che fa vibrare il cuore.
Ricordo che negli anni passati, insieme a Lei, ci preparavamo a fare i collegamenti, con gli appositi cavetti, fra Radio Rai e lo stereo, per avere immediatamente le canzoni registrate su una cassetta per sentirle per tutti i giorni a seguire, ripetutamente, fino a stancarci.
Era un rito insomma, che ancora oggi non dimentico, anche se ora basta Spotify, per riascoltarle, sin dal giorno dopo l'inaugurazione del Festival.
E oggi, come allora, mi piace stilare una mia classifica personale, una mia Top Five :
1 - Rocco Hunt , che con "mille volte ancora", riesce a coniugare sonorità e impegno civile, con un chiaro messaggio contro la guerra in armi e la criminalità in Campania, affermando, infine, che " siamo anime buone in un mondo cattivo", che certamente lascia il segno nel nostro immaginario;
2- Giorgia, che con la "cura per me", continua a esprimere il meglio fra gli interpreti della canzone italiana, in cui testo e vocalizzi ci catturano e ci rimandano emozioni struggenti d'amore.
3 -Achille Lauro, che con "Incoscienti Giovani", non solo continua a riempire il palco da solo, in modo stratosferico, racconta di un amore che si brucia subito, tipico della sua generazione, che vive la vita a morsi, in fretta, consci di un futuro che forse non ci sarà.
4 - Serena Brancale, che con "Anema e Core", riecheggia sonorità mediterranee, richiamando alla memoria, il Jazz di James Senese e il "timbro" di Tullio de Piscopo.
Infine, a questo quartetto aggiungo quindi, quella, che per me, meriterebbe di vincere questo Festival, NOEMI.
Matura, e con una voce melodiosa, molto Sanremese, con " Se t'innamori muori", scritta da veri talenti autorali, come Mahmoud, Blanco e Michelangelo, ( Michele Zuppi), nel testo rivela alcune verità umane, tipiche della odierna Società civile,
come "qualcuno dovrà perdere perché accettarsi è difficile, quando non si sa quale è la strada da prendere" , rivelandoci, con struggimento, l'amarezza del vivere quotidiano, fatto di incertezze, ansie, inquietudini.
Infine un premio speciale, per le Nuove Proposte, al giovane cantante Andrea Settembre che con la sua " Vertebre" evidenzia, ancora una volta, la fragilità e i tormenti della generazione Z.
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