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TOXICILY- STOP ai siti Tossici. Recensione del film Toxicily. Buon Primo Maggio, non semplice Festa del Lavoro.

Ieri ho assistito alla "prima" del Docu-Film, Toxicily, ( Italia/Francia), dei registi Francois Xavier Destors e del Palermitano Alfonso Pinto, edito da Ginko Film, col Patrocinio della Regione Sicilia, e prodotto dalla Elda Production.

I protagonisti , come Lina, madre di Chiara, che ha avuto una disfunzione invalidante, causata dal polo petrolchimico, insediato nella costa est della Sicilia, precisamente ad Augusta, nel triangolo Melilli, Priolo, Siracusa, o come Padre Palmiro, un parroco coraggioso, isolato dalla Curia Vescovile, che ripete in ogni omelia, nomi e cognomi delle vittime, di quello che si potrebbe definire Ecocidio, hanno il coraggio di denunciare quanto, ancora, accade in quel territorio.

Territorio ove verso la fine degli anni cinquanta, si è deciso di insediare l'industria pesante petrolifera, che tanti morti ha prodotto, e produce ancora oggi, causa di tumori e malattie intensamente invalidanti.

Il film, che in una sorta di rievocazione storica, ha la voce narrante di Nino, ora non vedente, durante una continua escursione dei luoghi, accompagnato dalla moglie, ha il pregio di non essere solo caratterizzato da un facile "ribellismo di maniera" , o dalla protesta ideologizzata, ma si interroga su come fu possibile, ormai più di sessanta anni fa, conciliare l'industrializzazione pesante con la bellezza di quei borghi, fino ad allora incontaminati scenari paradisiaci.

il film, ambientato a Augusta, nei pressi di Siracusa, attraverso immagini potenti e una struttura sonora di indubbia qualità, vuole rappresentare una fortissima contraddizione, ancor oggi attuale, fra la richiesta di crescita di un territorio, specie occupazionale, e, nel contempo la preservazione di luoghi naturalistici di altissimo valore ambientale.

La frase ossessiva, di molti degli abitanti del luogo . "meglio morire di cancro che di fame", riecheggia, da ieri, ancora assordante, dentro di me, lasciandomi nell'anima un senso di vuoto, e di orrore allo stesso tempo, che difficilmente dimenticherò.

Non è solo la cruda e bellissima dinamica narrativa, piena di immagini e suoni spettrali, che mi ha colpito, ma soprattutto, la vicinanza che ho sentito, e sento, con la analoga e gemella triste situazione, che ha vissuto, e che ancora vive l'area in cui sorge la Città che amo e in cui vivono i miei cari.

Un film che ha riaperto in me laceranti ferite, che mi porto dietro da molto tempo, specie dopo la morte per lavoro, del mio caro fratellone, avvenuta molto probabilmente, a causa del suo lavoro nella nociva Raffineria, che opera, ancora oggi, nella Valle del Mela, nei pressi della bellissima ed antica Mylae.

Il Film, non è, ripeto una inchiesta, e non fornisce alcun dato numerico sulla situazione sanitaria, ( questo forse il suo limite maggiore), inchiesta, che pure andrebbe fatta dalle Autorità preposte, ma una rappresentazione scenografica e veritiera, del dramma, che per molto tempo, i miei conterranei, stanno vivendo sulla loro pelle e quella dei propri cari.

Un film che ci interroga sul valore della "salute", che, tradendo i principi Costituzionali, viene ogni giorno barattata con le necessità, che il nostro vivere quotidiano impone a tutti noi:

avere un progetto di vita, formare una famiglia, crescere bene i propri figli, l'acquisto di una casa, il dover affrontare le pesanti rate di un mutuo, assicurare i molteplici bisogni che la nostra Società, basata sui consumi e l'immagine, ci impone, ha, in qualche modo, fatto accettare un ricatto esistenziale, che ogni legge razionale, il buon senso e il rispetto della natura, avrebbe invece dovuto respingere, con forza, e rimandare allora al mittente.

Quel mittente Governativo Centrale, che allora, in quegli anni , decretò una nuova politica di sviluppo, basata sulla industrializzazione selvaggia, di territori incontaminati, a scapito della salute, allora deprezzata e de - valorizzata, rispetto al moloch dell'arricchimento economico e della sudditanza dai grandi gruppi imprenditoriali, Nazionali ed Esteri.

Intendiamoci film come questi, potrebbero essere realizzati su Monfalcone, in Friuli, o su Taranto, in Puglia, o su Gioia tauro, in Calabria, o su Melfi, in Campania, e a Scrivia, in Piemonte, a Piombino, in Liguria, e sulle, altre, numerose cattedrali nel deserto, di Italica impronta, senza alcuna soluzione di continuità, a dimostrazione che non vi fu una scelta "colonizzatrice" del Sud, o non solo, ma che tali nefaste decisioni politiche, furono guidate da una insipiente regia, ispirata da un certo depredante Capitalismo di rapina.

Si pensi che oggi nell'area marina di Melilli, Augusta e Priolo, vi è la più alta concentrazione al MONDO di Mercurio, con le conseguenze, che si possono ben immaginare sulla catena alimentare, attraverso i pesci del nostro mare, che peschiamo, e che mangiamo.

Quel mittente Statale che ancora oggi si rifiuta di riconoscere legittimo il diritto dei malati di cancro per causa di lavoro in questo tipo di industrie.

Oltretutto, quella Petrolchimica non a caso è definita Industria pesante, che oltretutto, oggi, appare risolutamente superata dalle nuove tecnologie, che non si basano più sulla trasformazione dei combustibili fossili, puntando piuttosto all'economia Green ed ecologica, utilizzando sistemi alternativi di alimentazione

( fotovoltaico-eolico- idro-elettrico- elettrico- a biomasse, e nucleare pulito).

Un film insomma che nell'immaginario collettivo intende disseminare una idea di progressivo e programmato smantellamento e dismissione degli attuali poli petrolchimici.

Peraltro già oggi molte auto non vanno più a benzina, e progressivamente saranno alimentate da altri carburanti.

A Treviso, ad esempio, in collaborazione con l'Università di Verona, si sta sperimentando il bioetanolo, prodotto ecologico, e proveniente da scarti di risulta in agricoltura.

Nel Mondo molte aspettative son riposte addirittura nel Biobutan.

A che serve dunque tenere ancora aperta una bomba ecologica nei nostri territori, che non ha più futuro e progressivamente sarà in perdita economica?

Perché attendere, magari dopo tanti anni, che sia una decisione di tipo industriale, da parte della Proprietà a porre fine a questi mostri industriali?

D'altronde Marghera lo ha già fatto, e Gela lo sta, pian piano, facendo, perché dunque non adottare immediatamente un Piano, che, progressivamente, punti , se non alla dismissione progressiva, quantomeno, alla bonifica e riconversione di queste industrie nocive e superate?

Il mio sogno, ed il mio personale futuro impegno, insieme ai giovani, ed a tutti i miei conterranei, sarà dunque, perché sin da domani, si possa già lavorare, per uno sviluppo diverso dei propri territori, rifiutando l'atavico ricatto occupazionale, e rivolgendo ogni sforzo, innanzitutto autoctono, per una crescita basata sull'agro- alimentare, il diportismo, il turismo, anche crocieristico, la portualità, il piccolo commercio e l'artigianato di qualità, il turismo culturale, i servizi ed il terziario, oggi in netta crescita, e la green industry.

Il film, insisto, bellissimo, e che vi invito a vedere, anche sui canali social, ha risvegliato in me tale desiderio, e che, ora, spero, possa riflettere ed agire tutti, per alimentare una speranza:

quella di costruire un nuovo futuro migliore, per la nostra terra e per i nostri figli.

Sebastiano Arcoraci - commentatore - Opinionista-

1 Maggio 2024- Non semplice festa del lavoro-














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