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1 su 10 studenti Padovani lascia. Tutto il Veneto giù in classifica. Perché?

Mi ha molto colpito un report di questi giorni dell'Ufficio Scolastico Regionale del Veneto sulla dispersione scolastica .

In particolare ad allarmarmi è il dato riferito a Padova, da cui risulta che uno studente su 10 ( 9,6%) lascia prima gli studi, un po' meno accade invece nelle altre Province Venete.

Ciò accade soprattutto fra il terzo ed il quarto anno del percorso scolastico, fra i 16 e i 17 anni, di più fra gli Istituti Tecnici e quelli professionali, e meno nei Licei.

Il dato è grave specie se paragonato alla media del Veneto, pari al 9,3% ed a quella del Sud, pari al 8,5%.

Strano, perché nel recente passato, in cui ho svolto il ruolo di Dirigente di un Centro di Formazione Pubblico, la dispersione, nel Padovano, era pari al 8%.

Mi sarei aspettato semmai che questa, dopo circa un decennio, visto i progetti messi in campo per tale problematica, diminuisse.

Cosa è successo allora?

Certo il Covid ha svolto un ruolo importante sulle dinamiche di frequenza scolastica, e anche il conseguente disagio giovanile ha avuto il suo peso, ma ciò non spiega, del tutto, a mio parere, questa grave situazione attuale.

Per questo, Io credo, in verità, che qualcos'altro non abbia funzionato, pesando negativamente su tale fenomeno.

Innanzitutto pesa il recente fenomeno dell'abbandono anticipato di molti docenti, impauriti ed insoddisfatti di un ruolo, rispetto al passato, sempre meno di prestigio, e sempre più messo in discussione, non solo dagli studenti, ma, anche dalle famiglie.

Credo che la causa sia stata anche la enorme precarizzazione che si è sviluppata in questi ultimi anni nel corpo docente.

Padova, ad esempio, sconta un problema di carenza di "organico stabilizzato", troppo spesso colmato, dal Ministero dell'Istruzione, con l'"organico di fatto", ritardando e "difficultando" la funzione educativa degli allievi.

Altra criticità, forse, è stata, lo "spezzettamento delle cattedre", costringendo i docenti, , per completare l'orario di 18 ore, a svolgere docenze frammentate fra più Istituti, magari a notevole distanza, fra loro, che non assicura, anche questo, agli allievi, quella continuità ed affezione alle lezioni, problema ancora non risolto, nonostante alcuni concorsi banditi di recente, che mirano ad una stabilizzazione del personale, e, delle cattedre.

Non meno decisivo, poi, è, a mio avviso, una scarsa motivazione ideale di parecchi docenti, che scelgono l'insegnamento, come utile ripiego professionale, a corto di quella vera dedizione, predilezione e vocazione, che occorre per appassionare i ragazzi allo studio.

Inoltre si registra, negli ultimi anni, un certo invecchiamento del personale, provocando una mancata comunicazione fra Professori e giovani, per i linguaggi naturalmente diversi, fra generazioni così distanti, analogici gli uni, digitali gli altri.

A ciò si aggiunga anche una certa depauperazione del reddito delle famiglie, specie quelle meno agiate, tale da indurre i figli a sostenere la famiglia, inserendosi precocemente nel mondo lavorativo, anche se questo sarebbe stato da aspettarselo più al Sud, ove peraltro, la scuola, in queste Regioni, rappresenta ancora, una sorta di "ascensore sociale".

D'altro canto inutile negare che il Veneto, e Padova, sono realtà molto dinamiche nel campo lavorativo, ove è più facile, rispetto ad altri territori, inserirsi nel mondo lavorativo, specie nei servizi, nel commercio e nel turismo

Non meno significativo è il fatto che l'Italia, retribuisce i propri insegnanti, molto al ribasso, rispetto alla remunerazione loro offerta dagli altri Paesi Europei.

Il problema dunque va risolto a monte, intervenendo su questi accennati molteplici fattori, che evidentemente, contribuiscono a realizzare il negativo risultato registrato in tutto il Paese, ove la media, rispetto ad altre Nazioni Europee ( 7%) è infatti migliore della nostra, che si attesta invece al 10,5% .

Per quanto riguarda Padova ed il Veneto, sorprende però, ancor di più, il fatto, che in questi territori non mancano né le risorse, oggi di molto ampliate dai fondi del PNRR, né i progetti mirati dedicati al tema specifico della dispersione.

Io, credo, dunque, che vadano migliorati i percorsi di orientamento scolastico, costituendo delle vere e proprie task force, con professionalità multidisciplinari, che riescano ad intercettare i vari bisogni, le inclinazioni e predisposizione, dei nostri giovani studenti.

Occorre anche ampliare il numero di esperti in Scienza dell'apprendimento e Psicologi, dotando ogni Istituto Scolastico, già nella Scuola Secondaria di primo grado, oltre che in quelle di secondo grado, con una nutrite Equipe, composta da almeno 5 professionisti, che formino anche i Docenti individuati dai rispettivi Dirigenti Scolastici, nei progetti di Orientamento, o, in progetti speciali, che in passato, a Padova, han dato buoni frutti, come quello denominato " fuori-classe", finalizzati a recuperare i ragazzi alla scuola ed al conseguente obiettivo di garantire in ogni caso il loro "successo formativo", utilizzando al meglio il " Sistema delle Passerelle" per ri- orientarli nella loro scelta scolastica, probabilmente, sbagliata inizialmente.

Occorre insomma investire nel "capitale umano", il solo che potrà garantire, io credo, un ritorno positivo, ed un abbassamento cospicuo, degli "abbandoni".

#sebastianoarcoraci#noabbandoniscolasticiprecoci#









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