Il problema casa, a Padova, è ormai deflagrato in tutta la sua crudeltà.
Sostanzialmente la nostra Città è di fronte a 3 seri problemi:
- insufficiente disponibilità abitativa a prezzi ragionevoli;
- proliferazione incontrollata di B&B;
- espulsione dalla Città di universitari e giovani coppie
D'altronde, anche la stessa Assessora alla casa del Comune di Padova, Francesca Benciolini, aveva preso atto del complesso problema.
Cartina di tornasole, allarmante, era stata ad esempio, la situazione relativa all'edilizia popolare, che per il nuovo bando di assegnazione di alloggi popolari, aveva dovuto registrare l’arrivo di 1.850 domande ( più 450 rispetto al bando precedente) a fronte di una disponibilità di solo 350 unità abitative dell'Ater, da assegnare soprattutto a famiglie con più figli o presenza di disabili.
Benciolini aveva dovuto ammettere quindi che, anche Padova stava vivendo una nuova emergenza abitativa.
Emergenza che, era aggravata, dalla presenza di almeno 10.000 giovani studenti universitari fuori sede, che aumentano la ricchezza culturale della Città.
Giovani che hanno scelto di vivere nella nostra Città, e che, per i quali, le loro famiglie spendono di media 10 mila euro l’anno, e, che, da una stima attendibile, valgono il 10% dell’Irpef, cioè 975 mila euro, contribuendo significativamente anche alla ricchezza economica di Padova.
Tema analogo, per certi versi, anche ad altre Città come Bologna, Parma, Torino, Milano e Napoli, sedi peraltro, anch'esse di prestigiose Università, ma che, opportunamente, da tempo, avevano cercato di correre ai ripari, approntando alcune misure idonee allo scopo, come sta facendo da tempo Bologna.
Problema che a Padova aumentava, per il fenomeno dell'espulsione dalla Città delle giovani coppie che intendevano metter su famiglia, costretti ad emigrare nella prima cintura urbana cittadina, a volta anche nella seconda.
Se poi si aggiunge, un nuovo fenomeno dovuto alla trasformazione edilizia di molte abitazioni, e persino di condomini, che in passato ospitavano famiglie e studenti, e, che ora vengono adibiti a B&B, o affitti brevi, per turisti o professionisti di passaggio, a prezzi esorbitanti, la situazione rischia di divenire fuori controllo.
Ebbene, se agli studenti avrebbe dovuto pensare innanzitutto l'Università, con una programmazione adatta allo scopo, offrendo un numero sufficiente di alloggi, potendo, oltretutto, l'Università contare su proficue ed esose tasse Universitarie, sostenute faticosamente dagli studenti stessi e dalle loro famiglie, cercando di evitare il ripetersi della dannosa speculazione ediliia, da parte di privati senza scrupoli, avvenuta negli anni '70, soprattutto, al Portello, Chiesanuova e Via Anelli, per i rimanenti aspetti avrebbe dovuto pensarci il Comune e l'Ater, per il quale ultimo il Comune procede con il relativo bando di assegnazione.
Per quanto riguarda l'Università, che in questo senso ha grosse responsabilità, è stata annunciata, solo di recente, la realizzazione di appositi “studentati”, che però non soddisferà che solo un numero esiguo di domande (circa 550), mentre, nel frattempo, alcuni privati avendo annusato un area di interesse economico, nello specifico settore, preannunciano anch'essi, la realizzazione di altri 3 studentati, da realizzare entro tre anni.
Peccato che intanto, a fronte di alte cifre per le tasse universitarie, gli Studenti debbano affrontare, tale situazione pagando, solo per una singola, cifre intorno ai 500 euro, e, per appartamento cifre da 1500 euro, ( spesso suddivise fra colleghi universitari), subendo una speculazione altissima del mercato privato che sta, oltretutto, "drogando" il mercato degli affitti in Città, e, che appunto li spinge a trovare soluzioni fuori Città.
Responsabilità a cui, in questi anni, il Comune avrebbe potuto richiamarla, anche se gode di piena autonomia statutaria, magari invitandola a collaborare con i propri uffici, per determinare una giusta pianificazione dell'edilizia Universitaria nella nostra Città.
Solo di recente, l'Assessora Benciolini ha avviato un tavolo di concertazione, (del quale non si conoscono ancora i risultati concreti ottenuti), fra i soggetti interessati al problema, dal quale ci si augura emergano pronte soluzioni, anche con l’aiuto della Regione.
D’altronde è noto che a Padova ci siano migliaia di alloggi sfitti, anche pubblici, circa 350 dell’Ater, oggi messi in vendita anziché affittarli.
Inoltre ci sono almeno un migliaio di edifici, specie nei quartieri di San Carlo, Chiesanuova, Centro Storico, spesso abbandonati, i quali, dopo un intervento di recupero edilizio da parte degli Enti Pubblici, potrebbero essere destinati a soddisfare l’ingente domanda di alloggi , come stanno cercando di fare, altre Città sedi Universitarie.
D'altronde, come detto, il problema interessa e coinvolge ormai migliaia di famiglie, sia per quanto riguarda le famiglie tradizionali, visto l' enorme lievitazione delle rate dei mutui, e dei salari, che non sono cresciuti da trenta anni, che non sono in grado di accedere al mercato privato, visto il continuo aumento degli affitti ( ormai in media dalle 800 euro in su), sia per quanto riguarda le giovani coppie, che, subiscono, ancor più fortemente tale crisi, e che sono obbligate ad emigrare dalla nostra Città.
Di queste, purtroppo, solo poche famiglie, e studenti, riusciranno ad accedere al cosiddetto co- housing sociale, ad esempio con la “Fondazione Buona Casa", promossa meritoriamente, qualche anno fa, dal Comune e dal Privato Sociale.
Che fare?
Una delle soluzioni, mediata dall'azione Politica del Comune, potrebbe essere quella che le Banche arrestino la vendita all’asta di molti alloggi pignorati, a soggetti, che non sono riusciti a pagare il finanziamento ottenuto con mutui, sempre più esosi.
Così come sarebbe da coordinare e concertare con l'Inail e Inps, una gestione comune del loro consistente patrimonio abitativo, che al momento operano nel mercato mediante un utilizzo finanziario, senza alcun controllo sociale, e fuori da ogni coordinata e concordata attività con gli Enti preposti ; Comune e Ater.
Occorre allora che le forze Politiche ritornino a inserire nella loro Agenda Politica il tema casa, e, investire sulla casa per tutti, diritto peraltro garantito dalla Costituzione.
Neppure il PNNR ha previsto interventi in tale settore.
E’ urgente che anche la Regione, sollecitata dal Comune, con Zaia, chieda al Governo, nel confronto per l’Autonomia differenziata, idonee risorse per l’edilizia abitativa, visto che la L. 431 del 1998 ha individuato proprio questo Ente , quale Istituzione competente per gestire il patrimonio di edilizia popolare attraverso le ATER.
D'altronde il patrimonio pubblico abitativo, oggi, in Italia è pari al solo 4%, un pò meglio della Spagna ( 2,5%), mentre in Francia e Inghilterra rappresenta il 17%.
E se è pur vero che gli Italiani sono fra i cittadini Europei che più dispongono di una casa di proprietà ( 80%), bisogna pur considerare che le abitudini di vita sono molto cambiate in questi decenni, specie per quanto riguarda il mercato del lavoro e i necessari trasferimenti fra le varie Regioni d'Italia, in particolare per i giovani, e che crescono esigenze diverse a fronte di molti mono- nuclei familiari ed anziani soli, per i quali ultimi, meritoriamente, il Comune sta spingendo in direzione di una co-housing con i giovani universitari.
Occorre però anche un ripensamento sulle nuove modalità abitative richieste, cercando di non consumare ulteriore territorio, ripensamento e pianificazione che vede il Comune di Padova nettamente in ritardo.
Ci attende dunque un grande lavoro di programmazione e riprogettazione delle nostre Città, riconsegnando il nostro habitat ai cittadini, immaginando innanzitutto un recupero dell'esistente ed una ricucitura dei nostri quartieri , come l'aveva pensata un grande sociologo ed urbanista, Roberto Guiducci, con la sua più importante opera :
" la Città dei cittadini".
Il Comune faccia la propria parte, inizi a coordinare, con L'Università, che è diventato in questi anni uno dei maggiori costruttori edilizi, una politica ordinata di sviluppo abitativo .
Solleciti l'Ater a mettere sul mercato i propri alloggi a prezzo calmierato anziché porli in vendita, e stimoli la Regione ad adottare nuove iniziative per l'edilizia popolare, anche mediante forme agevolative economiche ( potenziando i buoni casa), per sostenere la formazione di nuove giovani famiglie, sottoscriva coi privati dei protocolli di intesa per favorire l'accesso agli affitti a prezzo calmierato.
Infine, pur non proponendo quanto ha stabilito il Sindaco Socialista Jaume Colboni e il Governo Socialista Spagnolo di Sanchez, cioè che gli Airbnb, non siano più destinati, a partire dal 2028, ad affitti brevi, ma ai residenti, il Comune, dovrebbe quanto meno esercitare adeguati controlli, con la Polizia Municipale, sulla enorme proliferazione di B&B, specie nei quartieri più a rischio, che accogliendo solo persone di passaggio, non contribuiscono alla vitalità cittadina, e, alle sue dinamiche partecipate della nostra comunità.
Padova non può permettersi uno svuotamento dei propri quartieri, e, neppure una massiccia desertificazione, pena ritrovarsi, fra qualche anno, con zero vitalità cittadina e poca partecipazione attiva dei cittadini della nostra comunità.
E “giunta”l'ora di agire contrastando quelli che aderendo al Partito del “non fare”, forse vuole proprio questo.
Sebastiano Arcoraci - Scrittore- Blogger- GNS Press
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