Italiaaaaa, abbiamo un problema!
- sebastianoarcoraci
- Sep 16
- 5 min read
Updated: Sep 17
Chi non conosce la famosa frase, "Houston abbiamo un problema", pronunciata dall'astronauta Jack Swigert, durante la missione nello spazio Apollo 13, nell'Aprile del 1970?
Allora, Jack lo disse, per annunciare una grave avaria, a bordo della navicella spaziale.
Oggi, per analogia, bisognerebbe immaginare un ipotetico, attento, osservatore, che dallo spazio, avendo a cuore le sorti del nostro Paese, lanci alle Istituzioni un grido di allarme, al fine di scongiurare una probabile imminente tragedia, rappresentata dalla impossibilità, a breve, di sostenere i Consumi delle famiglie, e con essi, la tenuta del Sistema Italia.
Il problema, infatti, è alquanto serio, e potrebbe portare conseguenze fortemente negative, allorquando, la, cosiddetta, generazione Boomer, cioè coloro che, nati nel dopoguerra, ( fino al '64 ), crebbero in un contesto di espansione economica e delle nascite, guardando al futuro con fiducia e ottimismo, sparirà, per fare largo alle generazioni X e alla generazione Z, cioè alla generazione successiva alla loro ( dopo il '64), e a quella dei nativi digitali ( post anni '90 fino al 2012), quest'ultima cresciuta a "pane e internet".
Perché vi chiederete?
La risposta è semplice ma con sviluppi molto complessi.
Alcune indicazioni ci vengono già dagli ultimi dati Istat, che rappresentano, una situazione economica positiva, trainata dall'aumento della forza attiva lavorativa, che passa al 62,6%, con 24 milioni di occupati (più 1,3 rispetto al pre - covid), di cui 16 milioni di dipendenti, e, 8 di lavoratori autonomi.
Di contro, la disoccupazione scende al minimo storico del 6%, con circa 1,5 milioni di persone in cerca di lavoro.
Inoltre il debito pubblico diminuisce di circa 14 Miliardi.
Tutto bene dunque? Il Sistema Italia regge quindi?
Non direi, almeno per il prossimo, imminente futuro.
I motivi? Almeno 3:
Il primo : nella U.E. la forza attiva lavorativa, (raggiungendo un dato storico), è di media, sopra di 13 punti rispetto all'Italia, giungendo al 75,5%.
Inoltre, i Neet ( persone che non studiano e non lavorano) in Italia sono più di 2 Milioni, ( 15,2%) della popolazione giovanile, dai 15 ai 29 anni, che sommati ai disoccupati tradizionali, formano un totale di 3,5 Milioni, di possibile forza attiva lavorativa, sottratta alla economia del Paese, mettendo in pericolo non solo la tenuta del sistema pensionistico, ma, anche quello reddituale e dei consumi, per beni e servizi, a cui accedono oggi le famiglie Italiane.
Il terzo motivo, poi, è dovuto alla maggiore quantità di anni lavorati in altri Paesi Europei, rispetto all'Italia, con punte di 47, 8 in Olanda, 47 anni in Islanda, 46 Irlanda, 43 Svezia.
L'Italia, in questo, precede, nell'area geografica Europea, solo la Romania e la Turchia
( 33 anni), senza considerare il dato che vi sono, ad oggi, nel nostro Paese, circa 17 Milioni di pensionati, molti dei quali (circa 4 Milioni), beneficiari di sussidi e provvidenze varie, non provenienti da attività lavorativa, ma da motivi assistenziali e sociali, circa 1/4 di quelle provenienti da contributi lavorativi.
Tutti gli altri Paesi Europei, con l' alto indice della forza lavoro, prima indicato, possono quindi permettersi di mantenere un alto tasso di Welfare Sociale, oltre ad un alto indice dei consumi delle famiglie, l'Italia no.
Se a ciò si aggiungono salari molto più alti, rispetto ai lavoratori Italiani, si può ben comprendere, che questi, a differenza dell'Italia, saranno in grado di assicurare, meglio, non solo indici economici e sociali più soddisfacenti ai loro cittadini, ma anche, e, soprattutto un futuro di benessere per le nuove generazioni, ivi compresa, la tenuta del "sistema Paese".
E allora, ciò detto, bisognerebbe ascoltare, prima possibile, il grido.
" Italia, abbiamo un problema".
Ascoltare, però, non basta.
Occorre intervenire, prima che la generazione boomer, per motivi biologici e naturali, ci lasci, predisponendo un piano adeguato, per :
sostenere il Sistema Italia
mantenere, e, far crescere i consumi.
Naturalmente uno tiene l'altro.
Oggi, infatti, è grazie, in gran parte, alla capacità di spesa dei boomer, che, l'Italia, può permettersi, l'attuale livello di consumi di beni e servizi, che, attualmente, per ogni famiglia, pur essendo in discesa, ammonta a 2.400 euro mensili.
Infatti, nel 2024, questi, sono scesi al livello del 2019, diminuendo, sia per i consumi fuori casa (vacanze, servizi, etc...), che per quelli alimentari, e dell'alloggio, a causa dei bassi salari, dell'aumento dei prezzi del carrello della spesa, e, della attuale fase di stagnazione economica (crescita vicino allo zero).
E' noto, peraltro, che ad alti redditi si accompagnino alti consumi, e, viceversa.
Ciò che, al momento, non accade nel nostro Paese, ove i salari dei giovani occupati, molti con contratto da precari, ammontano a circa 796 Euro al mese.
Per questo occorre, da un lato alzare i salari di tutti, giovani e donne in primis, e dall'altro agire sulla leva fiscale, anche a favore dei pensionati da lavoro, in busta paga, per liberare risorse nette a disposizione delle famiglie.
Occorre inoltre una fiscalità di vantaggio per i lavoratori autonomi, che, attualmente, e, fino a luglio, lasciano il 55% dei loro introiti al fisco.
Chiave di volta, però, sarebbe, l'aumento della forza produttiva lavorativa, fino a migliorare l'attuale 62%, e, raggiungere la media Europea, del 75%.
Solo così, potranno trovarsi le risorse, per avviare una nuova Politica Economica, salvaguardando, nel contempo, le fasce sociali più deboli, e, senza intaccare, l'attuale regime pensionistico ( 42 anni e 10 mesi contributivi).
In futuro, però, andrebbe realizzata, a mio modesto parere, una rivoluzione copernicana nell'ambito del concetto, che tutti abbiamo, del "lavoro".
Occorrerà un approccio diverso, stimolati, anche, dall'applicazione, presto di massa, della Intelligenza Artificiale.
Infatti, pur stimando che nei prossimi dieci anni, l'I.A., comporterà la perdita di circa 6 Milioni di posti di lavoro, va considerato che questa libererà, nel contempo, grandi energie, utilizzabili proprio nella trasformazione del lavoro stesso, creando nuove professionalità e opportunità lavorative ( circa 9 Milioni).
Tutto ciò, a condizione, appunto, che si cambi l'idea stessa del "fare lavoro".
I giovani, in parte, sono già pronti verso queste nuove sfide, consapevoli che lavorare non significherà più avere solo abilità manuali, né necessariamente una scrivania, o "un posto di lavoro", ma dotarsi di nuove competenze, in nuovi, e, ancora inesplorati settori ( analisti dell'i.a., operatori della ciber security, operatore della gestione dei dati, responsabili aziendali dell'i.a. etc...) .
Così come vanno sviluppate, migliori performance, nei campi più tradizionali, ma, allo stesso tempo, in grado di produrre, nuovi, e, più alti redditi, come l'agro-alimentare, e, i settori del sociale, della salute e del welfare in generale.
Occorre però abbandonare, quello che oggi rappresenta, ancora un tabù, considerando il tempo di lavoro come "un tempo fisso", con rigidità e metodi che ingessano spesso la creatività, e, la produttività del lavoratore, consentogli di contemperare lavoro e vita sociale.
L'uomo in definitiva, non sarà più il lavoro che fa, ma ciò che rappresenta il suo intero universo:
impiego, volontariato, welfare familiare, ruolo sociale, apporto alla creatività generale, custode della bio-diversità.
Obiettivi difficili da raggiungere, o, solo da immaginare, al momento, ma che presto potrebbero diventare realtà.
Sintetizzando si potrebbe dire, che fra breve, potremmo:
"lavorare tutti, lavorando meno, ma lavorando sempre", consapevoli che cambierà il paradigma stesso del lavoro, e di ciò che oggi consideriamo, ancora, tale.
Ecco perché occorre "prepararci alle novità", come dice Lucio Dalla, nella sua meravigliosa, futurista, canzone: l'Anno che verrà".
Io mi sto preparando, è questa la novità!
E voi?
#futuro#lavoro#società#
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