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  • Writer's picturesebastianoarcoraci

Storia vera di ordinaria brutta Sanità

Sono le tre di notte, dello scorso weekend, e lei, una cinquantenne Padovana, colpita ormai da ore da fortissimi dolori alla gamba, dopo aver provato di tutto inutilmente, si reca, accompagnata dal compagno, al pronto soccorso del Civile di Padova.

All' accettazione, nonostante gli spasmi di dolore fortissimo, viene presa in carico con Codice " bianco".

Viene messa in una anonima saletta senza alcuna assistenza, per ben 7 ore.

Nessun conforto, nessun colloquio, abbandonata al dolore, abbandonata al suo destino.

Solo verso le 10 del mattino, viene visitata da una giovane dottoressa

( specializzanda?), che le attacca una flebo con del farmaco, a lento rilascio, senza comunicarle di che sostanza si tratta.

Nel frattempo il dolore è terribile e non accenna a diminuire, tanto che lei, la paziente, prega la dottoressa di accelerare il rilascio del farmaco, qualunque esso sia,

solo dopo verrà a sapere che trattasi di morfina, ( a proposito di consenso informato del paziente).

Successivamente, senza che nemmeno il compagno sia ammesso ad assisterla, le viene diagnosticata una lombosciatalgia ( diagnosi errata, visto che qualche giorno dopo, presso una clinica privata, a pagamento, scoprirà che trattasi di Ernia) .

Così, subito dopo il responso, Lei chiede sommessamente, se le faranno degli esami specifici, Rx o una Tac ad esempio, ma il medico le riferisce che per fare questo ha bisogno della impegnativa del medico curante.

Incredibile ma vero.

Sembra un racconto di Kafka.

Un cittadino, contribuente in regola con le tasse, , dunque non ha diritto di esser sottoposto ad esami di rito che nel caso andavano eseguiti?

Ma la dottoressa risponde ancora di no!

Alla nostra protagonista malcapitata non le resta dunque che andar via.

Eccola la eccellenza della Sanità Padovana, che in tali casi scricchiola, se ne sente persino il sordido rumore.

E proprio senza alcun rispetto per il diritto del malato, senza alcun conforto, anzi rimbrottata dalla dottoressa, sul "suo essere grassa", pesa effettivamente un pochino sopra la media ( subisce pure bodyshaming ? ), la paziente, che ancora aveva forti dolori, viene dimessa, con la prescrizione di alcuni farmaci antidolorifici, che peraltro, la paziente aveva già preso il giorno prima, ma senza alcun effetto.

Becca e bastonata dunque, con la coda fra le gambe, lei, affranta e umiliata, dunque se ne va, tornando a casa nello stato precedente, anzi peggio, non fosse altro che dal punto di vista morale-psicologico.

Che fare?

Certo non quel che è stato fatto qualche giorno fa al nostro Ospedale Civile, a cui si raccomanderebbe invece un cambio deciso di rotta.

Sarà il Direttore dell'Azienda pronto a chiedere scusa a questa cittadina, e, nel contempo recarsi qualche notte al Pronto Soccorso per verificare di persona quel che accade e trovare soluzioni più appropriate di cura per i propri assistiti, anche in termini di modalità di erogazione delle prestazioni mediche e sanitarie di rispetto per la dignità del malato?

Ci auguriamo, per il prestigio di cui ancora gode la nostra Sanità ( fino a quando?), di si!

Sebastiano Arcoraci

Pd 11 Febbraio 2024











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