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Assegno Inclusione a chi? Funziona?

Writer: sebastianoarcoracisebastianoarcoraci

E' di questi giorni il Report del Portale Inps, sui risultati emersi, dopo più di un anno di vita dell'Assegno di Inclusione, ( 15 mesi ), che ha sostituito il vecchio Reddito di Cittadinanza.

Ebbene, alla data del 31 Dicembre del 2024, sono 1milione e ottocentomila i beneficiare dell'Assegno.

Un dato che evidenzia che i percettori del nuovo Assegno di Inclusione, siano stati solo il 60% dei fruitori del vecchio RDC.

Un nucleo di beneficiari, dunque, più ristretto, e maggiormente mirato, rispetto al precedente reddito di cittadinanza.

Emerge, nel contempo, che sul totale di un milione 820 mila di percettori dell'ADI, con un importo di euro 630 di media per nucleo familiare si scopre che quasi l'80% di questi percettori ( 1.500 mila) è residente al Sud, con Campania, Sicilia e Puglia, in testa alla classifica, in particolare Napoli, Palermo, Bari, e che solo il 20%, o poco più, è stato appannaggio, in pari quota, fra Centro Italia e Nord .

Questo dato fotografa, ancora una volta, il divario netto fra Sud, dove i cittadini hanno un reddito di circa la metà di quello del Nord, ma, anche, tutti i limiti di questo tipo di politiche, totalmente assistenzialiste e fallimentari.

Basti pensare che solo un risicatissimo numero di percettori dell'ADI, ( 5%) ha poi trovato realmente lavoro, così come invece era prefigurato da questa misura di sostegno.

Peraltro, anche i corsi di formazione attivati finora, per accompagnare, e, riqualificare, i percettori, alla successiva prevista, occupazione hanno dato scarsissimi risultati.

Allora, forse, è il caso di riflettere sulla bontà di tali misure, poiché se

lo scopo era di abbattere o mitigare la povertà delle famiglie, specie al Sud, favorendo le possibilità occupazionali, bisogna ammettere che si è di fronte ad un totale fallimento.

Dunque, fermo restando, che sacche di povertà esistono anche in alcune aree del Centro Italia e del Nord, ma, che evidentemente, molti cittadini di queste aree, per consolidate ragioni culturali, o per ritrosia e timidezza, si son dimostrati restii, ad utilizzare tali fondi assistenziali, il problema va risolto, con altre modalità di intervento.

Oltretutto, il rischio, specie al Sud, è che continui a proliferare una economia sommersa, con conseguente evasione fiscale, raggirando, da un lato, le norme sui contratti di lavoro, e la relativa contribuzione previdenziale, e, dall'altro, a costringere i lavoratori, a prestazioni da schiavi, e, in "nero", calpestando la dignità di intere popolazioni.

Alimentare dunque tale situazione, non solo favorisce fenomeni di vera e propria criminalità, alimentando la potenzialità di imprenditori senza scrupoli, ma, contribuisce, anche, a spegnere gli aneliti di speranza e di riscatto di intere Regioni, sia in termini di Pil, che di mancato rispetto di basilari regole sociali di convivenza civile.

Personalmente ritengo, sia venuto il tempo di cambiare totalmente approccio.

Per questo, io penso, che, tali risorse, vadano assegnate solo per finalità assistenziali, e solo alle famiglie, che realmente vivono in povertà, e, che sono impossibilitate, per numerose ragioni, ( presenza di minori- invalidità civile- anziani senza carriera contributiva, etc.), mentre, le rimanenti risorse, siano destinate direttamente alle Aziende, (dopo verifica sugli esiti reali dell'impiego delle risorse stesse), che sugli appositi portali Lavoro Regionali, inseriscano i propri fabbisogni occupazionali, incrociandoli con le disponibilità al lavoro degli idonei, risultanti dai registri dei Centri per l'Impiego, con l'impegno, per le Aziende, di procedere ad assunzioni effettive, di personale a tempo indeterminato o in Apprendistato.

Si eviterebbe così di darlo ai soliti furbetti, o a persone "poco pro- attive", o inclini ad essere complici, , a volte loro malgrado, di imprenditori poco onesti.

In questo modo si potranno raggiungere anche due ulteriori obiettivi: da un lato, differenziando gli interventi di natura assistenziale, da quelli relativi alle "politiche attive del lavoro", dall'altro orientando tutte le risorse disponibili, all'effettivo incremento occupazionale, migliorando le performance del sistema economico di determinate aree geografiche, finalizzandole alla reale diminuzione, dell'attuale Gap, fra Sud e Nord, e fra le diverse generazioni, in particolare a favore dei giovani, che, probabilmente, non saranno più costretti a trovare un futuro migliore all'Estero.

Infine, tale diverso approccio, contribuirà ad aumentare la produttività, del nostro Paese, pena il dover rimanere indietro rispetto a Francia, Germania, e addirittura Spagna, che su tale aspetto, in questi anni, sono nettamente più avanti di noi.

#sebastianoarcoraci#assegnodiinclusionesociale#




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