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Con i Dazi vince la Politica della "dollarizzazione".

  • Writer: sebastianoarcoraci
    sebastianoarcoraci
  • Apr 3
  • 3 min read

Updated: Apr 4

L'immagine plastica di ieri, con Trump, che arringa una manciata di fans, presso il Giardino delle Rose, alla Casa Bianca, con lo slogan "liberiamo l'America", ha mostrato, ancora una volta, l'idea guida dell'attuale Leaderschip Americana, quella cioè, della "dollarizzazione", ( in senso lato ), finalizzata, secondo il nuovo vangelo Trampiano, a garantire una maggiore stabilità finanziaria e un tasso di inflazione minore al proprio Paese, oggi vicino al 3%.

Una scelta Politica, quella dei Dazi, che spingerà, giocoforza, ogni altro Paese del Mondo, a rispondere di conseguenza, aumentando , a sua volta, i Dazi

sulle proprie merci, dando vita ad una vera e propria "guerra commerciale", e verso uno sfrenato senso "Nazionalista", di cui, oggi, francamente, non si avverte il bisogno.

Era dal 1930, fase della " grande depressione Americana", che l'America non riproponeva tale Politica.

Allora era stato il Senatore Repubblicano Reed Smoot, a introdurla, nella misura del 60%, nel tentativo di porre fine al periodo di Recessione Americana.

Il risultato, qualche anno dopo, fu però disastroso, con il dimezzamento della ricchezza Americana e, la disoccupazione, che dall'8 passò al 25%.

Crollarono le importazioni ma ancor di più le esportazioni.

Per fortuna il nuovo Presidente Roosvelt, qualche anno dopo li avrebbe eliminati, dando vita a un nuovo corso di prosperità Americana.

Non andò meglio, negli anni '80 la guerra commerciale fra U.S.A. e Giappone, né quella fra Italia e Francia, verso la fine dell'Ottocento, né la famosa guerra del vino del 1981, che favorì, in Italia e in Francia, le produzioni vinicole delle loro Regioni del Nord, penalizzando fortemente quelle del Sud, che subirono, un vero e proprio tracollo.

Poi il sistema Mondiale del Wto da un lato, e gli accordi U.E., dall'altro, favorirono la ripresa della "libera circolazione" delle merci, ripristinando un circolo virtuoso che ha aumentato, in tutti questi anni, la ricchezza dell'intero Occidente.

Ora Trump ci riprova, e, consapevole di una forte crisi del Sistema Americano, occupazionale, economica e monetaria, cerca, con tale Politica, di far tornare la "Great. America".

Peraltro, verso Cina, Giappone, Corea e Vietnam, lo scontro sarà ancor più duro, visto le misure molto più alte fissate per i dazi alle loro merci.

Evidentemente, ancora una volta, bisogna prendere atto, che la storia non insegna mai nulla, almeno agli Americani.

Personalmente, in un Mondo Globalizzato, nel commercio, nelle comunicazioni, nella tecnologia aerospaziale, informatica e culturale, non credo nella Politica del Protezionismo ad opera di un singolo Paese.

Presto Trump, dovrà fare i conti, con la presenza di nuovi mercati, aperti e includenti, ove l'Europa, la Cina, il Giappone potranno rivolgersi nei loro scambi, come l'India, il Sud- Africa, Brasile, Egitto, Emirati Arabi, e, persino con la stessa Russia

post-Putiniana, che in ogni caso, dopo la Pace in Ucraina, potrebbe rappresentare, ancora una volta, una vera e propria propaggine Europea, sia dal punto di vista storico, che culturale ed economico.

L'Europa, in particolare, ove non agisca in "ordine sparso", potrà essere fra coloro che meglio affronteranno tale anti - storica situazione, avendo a disposizione sin d'ora, un vasto mercato interno cui rivolgersi, e altrettanti floridi mercati esterni che potrà aprire con i nuovi Paesi Emergenti del Mondo.

In definitiva ieri, Trump, nel giardino delle rose, con i suoi dazi, ha voluto innestare un fiore estraneo, avulso dal contesto, anche dal punto di vista botanico, il fiore di Cactus, ricco di spine, irto e pericoloso per coloro che lo toccano imprudentemente, ma non ha fatto i conti che questo, cresce meglio in terreni aridi e steppe, e, per essere preservato, e fare i fiori, ha bisogno di un terreno idoneo, non di un roseto, ma di terriccio adatto, ricco di potassio e fosforo, materia prima, quest'ultima, ben difficile da reperire oggi, specie in molti cervelli umani.

commento di #sebastianoarcoraci#









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