Si è aperta ieri la Cop 29, dell' Onu, sul clima Mondiale, registrando assenze clamorose di molti Leader di vari Paesi, come U.S.A, Cina, India, Russia, Brasile, ( che pure ospiterà la COP nel 20230), Regno Unito, Francia, Germania, Russia, Canada e Australia, e della Premier Euopea Ursula von der Leyen, solo per citarne alcuni.
A dimostrazione del fatto, che, sia in termini di risorse economiche, da mettere sul piatto, per finanziamenti per politiche ambientali, sia dal punto di vista delle posizioni poco favorevoli, sul piano ideale e programmatico, finalizzato ad abbattere, entro 5 anni, i livelli di emissione dei gas serra e del carbonio, la partita si giocherà in difesa, arretrando, conseguentemente, sullo sviluppo di interventi a favore del clima.
Una Conferenza dunque che, a dispetto di quanto deciso nella precedente COP, e delle indicazioni contenute nel Protocollo di Kyoto del 2005, e di quello più recente, di Parigi del 2021, proprio sulla riduzione dell'1,5 % del riscaldamento globale, entro il 2030, condiviso da 55 Nazioni, facendo allora dei passi in avanti, sul tema, rischia, ora, di fare tre passi indietro, come i gamberi.
Una situazione dunque poco rassicurante per gli abitanti del nostro Pianeta, che rischia di soffocare sul nascere gli auspicati cambiamenti del clima, che potrebbe portare, ancor di più, a rischi gravissimi di inondazioni, e problemi per la salute degli abitanti della Terra.
Per questo, viste le difficoltà che stanno emergendo, andrebbero prese in considerazione, sul piano pratico, posizioni come quella espressa nel suo intervento alla COP 29, dalla Premier Italiana, Giorgia Meloni, che propone un approccio pragmatico sul tema, e non ideologico, valutando più alternative alla sostituzione dei combustibili fossili, come i bio- carburanti e il nucleare di ultima generazione.
Una posizione realistica, che potrebbe essere un buon compromesso, per superare le divisioni odierne, fra Paesi Industriali, come il nostro, e, quelli che producono il più alto numero di emissioni ( Cina ed India), oltre che coi Paesi, in via di sviluppo, per giungere al risultato che tutti auspicano, e, cioè alla "neutralità climatica", entro il 2050.
Vedremo quale sarà il Documento finale, che i Paesi partecipanti sottoscriveranno, ma è già evidente, che la prossima COP, dovrà trovare una nuova base di accordo, con un approccio meno ideologizzante, condiviso da tutte le Nazioni Mondiali, attraverso la rinegoziazione degli ultimi "Protocolli", optando per nuove strade, tecnologicamente avanzate, e compatibili, dal punto di vista degli sforzi economici dei vari Paesi, non discostandosi però, dagli obiettivi finali, già fissati e, approvati, in vista del 2030, ormai praticamente alle porte, ancora del tutto validi. ( - 1,5% in meno di emissioni).
Sebastiano Arcoraci- Vice Presidente Nazionale Associazione Verdi per l'Italia.
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