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Meloni alla conquista del Sindacato

  • Writer: sebastianoarcoraci
    sebastianoarcoraci
  • Jun 13
  • 3 min read

Con la nomina, che avverrà in CDM, di Luigi Sbarra, ex Segretario Nazionale della Cisl, come Sottosegretario del Governo Meloni, per il Sud, il nostro Premier, abilmente, tenta, anche dopo le sorti negative del Referendum di Landini sul Jobs Act, di spaccare la storica Triplice Alleanza Sindacale, fra CGIL, CISL e UIL.

Da tempo, la Meloni, che si é già assicurata al Governo, la presenza di Claudio Durigon, ex Leader del quarto Sindacato in Italia, (l'UGL), tenta l'operazione di sganciamento di metà delle sigle sindacali più rappresentative in Italia.

Non è un caso, infatti, se, qualche giorno fa, è entrata in vigore la Legge n. 76/2025, sulla partecipazione dei lavoratori alla governance, e, agli utili aziendali, promossa con una raccolta firme, della Cisl, da parte dei lavoratori, e da tempo immemorabile sostenuta con forza dalla UGL, con l'appoggio e, il pieno sostegno dell'attuale Governo.

Una operazione che cerca di portare, dalla parte dell'attuale maggioranza di Governo, buona parte della rappresentanza dei lavoratori, per assicurarsi quella pace sociale, che lo stesso Governo, in vista della prossima Legge di Bilancio, ha necessità di ottenere, per imprimere nel Paese, una svolta nelle dinamiche industriali, e, nelle politiche fiscali, a vantaggio del cosiddetto ceto medio produttivo, vero motore dello sviluppo del Paese,

Vanno in tale direzione anche le ultime dichiarazioni del Premier, sia al Convegno della Confcommercio, sia agli Stati Generali dei Commercialisti, sulle, annunciate, prossime misure di vantaggio fiscale a favore del ceto medio.

Ancor prima, anche, all'Assemblea degli Industriali, del 25 Maggio scorso, aveva invitato gli industriali, a remare tutti insieme per la crescita del Paese, rivendicando i buoni risultati ottenuti, che, anche rispetto a Francia e Germania, vedono il nostro Paese una crescita maggiore del proprio PIL.

E' evidente, dunque, come tutta la politica del Premier, cerchi, di assicurarsi il più ampio consenso sociale, ( Imprese e Lavoratori), per completare la propria azione di Governo, che potremmo definire, Post Globalista, sia attraverso le misure sulla Giustizia e, sulla Sicurezza, che quelle sul versante del fisco, atte a riequilibrare le dinamiche sociali attuali, e il quadro Politico.

Una azione sempre più orientata ad un "Potere del Premier", verso il prossimo traguardo, di quella che Lei stessa ama definire, la madre di tutte le Riforme ( il Premierato).

Riuscirà in tale intento la Premier?

Al momento non è facile prevederlo.

Quel che è certo, è, che nella consapevolezza di trovarsi senza una vera, ed adeguata squadra di Governo, e , in assenza di un autorevole suo gruppo dirigente di Partito, la Meloni fa corsa a sé, intuendo, che nel Mondo, anche democratico, ( USA, Cina, Giappone Russia, e, in Europa, ( Macron, Merz, Starmer, Orban), contano sempre più, le "Leaderschip", le uniche, a poter essere determinanti, per vincere o perdere le elezioni.

Naturalmente, in tutto ciò conterà, molto, anche ciò che faranno i suoi alleati, e, in primis, Forza Italia, che con la guida di Tajani, sta assumendo, sempre più, una funzione di garanzia, rispetto alla promozione dei valori moderati, espressione di una cultura Liberal-Riformista, che potrebbe scombinare i piani della Premier, e, che certamente vorrà contendere, in alternativa, una buona fetta di tali consensi, mantenendo, al "centro", la barra di navigazione del Governo.

Si apre dunque uno scenario nuovo, dove, al momento, l'altro schieramento, cosiddetto progressista, dimostra di aver poche carte da giocare, dove, a mio parere, neppure l'assegno unico, o il "pacifismo terzista", basteranno, a vincere, questa importante e delicata "partita".



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