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Sanità, basta sprechi - Cambiare organizzazione -

  • Writer: sebastianoarcoraci
    sebastianoarcoraci
  • Apr 27
  • 6 min read

Ci sono mondi e sistemi del tutto auto-referenziali, che resistono, persino ai tentativi di riforma, che di volta in volta intervengono, anche per Legge.

E' il caso del sistema d'istruzione, della Chiesa, del sistema giustizia, del sistema sanitario.

Ad eccezione della Chiesa, durante il Papato di Francesco, che ha tentato, pur senza riuscirvi del tutto, di aprirsi al mondo, al confronto e al dialogo con gli altri soggetti sociali, è del tutto evidente che, ad esempio, il sistema salute Italia, continua a ingrossarsi, ed aumentare spropositatamente di volume, organizzandosi per "via verticale", a mezzo di sovra-strutture-, senza alcun confronto con i fruitori del servizio, con i cosiddetti stakeholder, direttamente coinvolti nell'attività del "sistema aziendale".

Ciò che produce, forse, una artificiosa necessità, di ulteriore idoneo personale medico, infermieristico, degli Operatori Socio Sanitari, Tecnici, Amministrativi, e ausiliari, ingrossando a dismisura la struttura già elefantiaca del sistema sanitario.

L'UlSS 6 Euganea, ad esempio, oggi conta ben 7.780. dipendenti, mentre il numero dei dipendenti dell'Azienda è pari a 6.397.

Si possono semplificare, e, razionalizzare, le funzioni di entrambi i sistemi, comprese le risorse umane e strumentali?

La realtà di oggi sembra non rispondere positivamente a tale quesito.

Questo accade perché, anziché operare in senso orizzontale, con un sistema a rete, sussistono duplicati di stessi servizi, ingrossando inutilmente il volume aziendale, senza alcun disegno organizzativo e programmatorio, incapace persino di far circolare telematicamente le informazioni basilari degli utenti, già in suo possesso.

Così accade, ad esempio, che sussistano due stesse strutture analoghe, come Clinica Oculistica e la Divisione Oculistica, che pur svolgendo le medesime attività,

( interventi chirurgici oculistici), appartengano una alla ULSS, e l'altra alla Azienda Ospedaliera.

Il risultato, ad oggi, ad esempio, a Padova, è che mentre l'UOC oculistica dell'azienda ha liste di attesa di oltre 1 anno, per la Divisione Clinica i tempi sono molto più ridotti e tempestivi, creando discrasie ed inefficienza.

Infatti, essendo che gli utenti, continuano ad esprimere la preferenza, nel caso specifico, per l'UOC dell'Ospedale S. Antonio, probabilmente dovuta alla efficienza della struttura, e del suo staff, l' Azienda Ospedaliera si trova intasata di prenotazioni e interventi, mentre per la Clinica, scelta da meno utenti, la disponibilità per gli interventi è molto più tempestiva, risolvendosi questo in una insufficiente risposta al bisogno di salute dei cittadini.

La duplicazione è talmente evidente, che la prenotazione per l'UOC dell'Ospedale S. Antonio, occorre farla a uno specifico numero telefonico, e non, come sarebbe naturale, al CUP, come avviene per l'atra struttura.

Da questo ne conseguono, evidentemente, sia problemi di natura organizzativa, sia enormi sprechi, in termini di mezzi impegnati, strumentali, di personale, e infine economici.

Basterebbe che, il sistema organizzativo, prevedesse l'accorpamento delle due diverse strutture, superando gli aspetti burocratici, e l'attuale diversa distinzione di Primariati, Staff, e personale vario, semplificando e riducendo, complessivamente, le liste di attesa, e, riequilibrando, verso l'alto, anche il livello delle prestazioni.

Un ulteriore esempio, poi, delle inefficienze organizzative, è dato dalle modalità di svolgimento delle prestazioni specialistiche, a favore del paziente, che accede alla

" prima visita".

Sperimentato direttamente sul campo, si assiste, ogni volta, ad una preliminare fase di accettazione e disamina del medico, per ciò che riguarda l'anamnesi del paziente e la sua storia.

Ebbene, non solo si riscontra il fatto che l'ULSS non ha i dati già in possesso dell'Azienda, e, viceversa, ma, anche, che questo comporta, per ogni vista, di media di 30 minuti, che ben 20 di questi siano destinati a far registrare al Medico, tutte le informazioni anamnestiche, e, necessariamente, solo i restanti 10 minuti, alla visita vera e propria del paziente ( palpazione - misurazione pressione, diagnosi, etc..).

Dunque in un tempo in cui si svolgono, normalmente, 12 visite, calcolando 7 ore di lavoro giornaliere, modificando l'organizzazione, se ne potrebbero svolgere almeno il doppio, offrendo, peraltro, al paziente il doppio dei minuti per effettuare la visita vera e propria, aumentandone anche il livello di qualità.

Eppure, in Veneto, da tempo, si dovrebbe aver già raggiunto il risultato, previsto da Legge Regionale, che ogni paziente abbia il proprio "fascicolo elettronico", ove sia contenuta ogni sua pregressa notizia che lo riguardi ( esami - visite - vaccini - interventi chirurgici - trattamenti terapeutici, etc..), consentita dalla autorizzazione del trattamento dei dati sensibili, sottoscritta da tutti noi.

Quanto tempo si potrebbe risparmiare da parte del Medico Specialista, se, egli, accendendo un P.C., potrebbe accedere, in autonomia, a tali dati, senza alcun bisogno, di interrogare, per l'ennesima volta il paziente?

Quante visite in più, potrebbero essere effettuate, ( come sopra dimostrato), dal Medico Specialista, ogni giorno, diminuendo così drasticamente le liste di attesa?

Si pensi anche all'aspetto relativo agli esami diagnostici e al rilascio del relativo esito.

Ebbene, spesso l'esito, il paziente lo otterrà solo dopo alcuni giorni, a volte, per coloro sprovvisti di strumenti informatici, come le persone anziane, solo ripresentandosi allo sportello apposito per il ritiro dei referti.

Ma anche in questo caso, basterebbe, che il Medico, fosse dotato di un sistema di file audio, a cui "dettare" il risultato in tempo reale, consegnando il referto, già lo stesso giorno, immediatamente prima dell'uscita del paziente dalla relativa struttura.

Infine, in vista della "pubblicizzazione" del contratto professionale dei Medici di Medicina Generale, ci si chiede, se è ancora davvero necessario, sottoporre il paziente alle forche caudine, e, ai lunghissimi di attesa per prenotare le prestazioni attraverso il CUP ?

Basterebbe, in questo caso, consentire, al proprio Medico di base, di procedere egli stesso, in contemporanea al ricevimento del paziente, attraverso l'apposito "portale informatico", alla prenotazione, accessibile, con apposita password, ad ogni operatore sanitario, evitando al paziente stesso, di provvedere, in autonomia, alla prenotazione, evitando dispendio di energie e tempi snervanti di attesa ai cittadini.

Come si vede, da questi pochi esempi, evitare gli sprechi si può, e, soprattutto, si può evitare l'auto- referenzialità dell'attuale modello organizzativo sanitario, che guarda solo al suo interno, disinteressandosi, spesso, delle problematiche del paziente.

Si metta dunque al centro la persona, come ripetuto più volte, anche dal frate Gesuita, Papa Francesco, aprendosi al confronto con tutti i soggetti interessati, consapevoli che i contributi e i suggerimenti positivi, potrebbero, da un lato, migliorare il sistema, avvinandolo ai bisogni degli utenti, e, dall'altro, utilizzare, al meglio, le risorse umane ed economiche, oggi più che mai insufficienti, per i problemi a tutti noti.

Occorre dunque una diversa programmazione dei bisogni, oggi del tutto disallineati dalla realtà, mediante un diverso approccio, non solo formale, delle Regioni, competenti in materia di Sanità, rivedendo il sistema dei "Manager", rivelatosi inefficiente, e, ancora una volta autoreferenziale, attraverso una verifica dei risultati, anche dei "centri di costo", in modo puntuale, andando sul campo direttamente, affidandosi soprattutto alla verifica empirica, e non a chilometri di dati, spesso incomprensibili, e, infarciti di inutili moltiplicatori di spesa inefficiente.

In definitiva, pur prendendo atto dei dati recenti, anche della Fondazione Gimbe, dai quali emerge, che, ad esempio, in tutto il Veneto mancherebbero circa 700 medici di base ( 80 a Padova), e che, per i medici Ospedalieri occorre registrare, secondo il Governatore Zaia, la mancanza di 1023 specialisti, e ancor di più di infermieri, circa 3000, oltre ad altrettanto OSS, la domanda è :

" si può davvero intervenire, aumentando i fabbisogni di personale, e, solo in questo modo"?

Personalmente credo di no.

Infatti, il dato non è completo, almeno per quanto riguarda gli specialisti.

In realtà, a ben vedere, mancano medici di medicina d'urgenza - emergenza, pediatri, anestesisti e ginecologhi, mentre nelle altre specialità il problema è di minor impatto.

Dunque, occorre individuare proposte e misure mirate, procedendo in due direzioni:

  • programmare meglio i fabbisogni,

  • pagare meglio gli operatori sanitari, anche per evitare la fuga all'estero, e, nel privato.

Per tali motivi, io credo, che per il primo aspetto, occorra rivedere l'attuale organizzazione del sistema sanitario, rafforzando i poteri della Conferenza dei Sindaci, gli unici, quest'ultimi, a conoscere il loro territorio, e le sue necessità, affidandole l'Organizzazione, la programmazione e la vigilanza, avvalendosi di snelli Comitati di Gestione Tecnico- Organizzativa, e , per il controllo sulle "performance e risultati", di un Organismo Indipendente di Valutazione, composto da professionisti esperti, sottraendo tale funzione ai Partiti.

Per il secondo aspetto, invece, occorre razionalizzare ed efficientare gli attuali organici del personale, anziché pensare di aumentarne semplicemente il numero, e, conseguentemente, rivalutare i contratti professionali di tutti gli Operatori Sanitari, adeguando il loro stipendio di almeno il 50%, in linea con gli stipendi praticati, già oggi negli altri Paesi Europei.

Occorre agire subito però, prima che il Sistema si avviluppi totalmente su se stesso, ingrossandosi a dismisura, e, demotivando gli stessi suoi attuali dipendenti, allontanandosi ulteriormente, cosa ancor più grave, dalle reali richieste dei cittadini in materia di salute.

#SebastianoArcoraci#nonsolosalute#









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