E' di questi giorni il nuovo rapporto della Fondazione GIMBE sulla Sanità in Italia.
Ebbene l'Italia spendendo poco più di 3.200. euro annuo per ogni cittadino, si colloca nella classifica dei 27 Paesi U.E. al 16° posto, e ultima fra i Paesi del G7.
Dal report si ricava anche che la spesa sanitaria, è, via via, scesa a partire dal 2008, quando in carica vi era il 4° Governo Berlusconi.
Da allora anche gli altri Governi che si son succeduti, da Prodi a Draghi ( vedremo ora cosa farà il Governo Meloni), la spesa Sanitaria è sempre scesa, fino a raggiungere il 6,1% del P.I.L., mentre la media Europea è del 6,8%.
Tutto ciò comporta gravi conseguenze per i cittadini Italiani, che, ormai, nella misura del 4%, cioè ben 7 milioni di Italiani rinunciano a curarsi per assenza di mezzi.
Primum vivere, deinde philosafari, si diceva un tempo.
Il punto è proprio questo.
Come si fa a mettere al primo posta "il vivere", a queste condizioni?
Vivere naturalmente in buone condizioni di salute, cosa che oggi a molti non è dunque consentito.
Ricordando, peraltro, che in alcune Regioni d'Italia, si vive in peggiori condizioni di salute, come In Calabria, ( situazione al limite del collasso), Sicilia, Puglia , Sardegna e Campania.
A ciò si aggiunge l'irrisolta questione della lunghe liste d'attesa, che, per chi può, sarà costretto a rivolgersi a strutture private con oneri ingenti per i cittadini.
Così come si aggiunge il tema dei sempre più introvabili medici di urgenza e primo soccorso, ( malpagati, stressati dai ritmi incessanti di lavoro), i medici di base
( sottopagati e impastoiati in pratiche burocratiche), i Pediatri, il personale infermieristico e Operatori socio Sanitari, sotto- dimensionati rispetto al Livelli Essenziali delle prestazioni ( LEP).
La situazione si è aggravata ancor di più negli ultimi anni, per il fenomeno della migrazione dei nostri giovani medici all'Estero ( Germania- Francia- Svizzera), che, già durante il periodo di specializzazione in Italia, vengono reclutati, allettati da lauti stipendi e benefit.
Così oltre il danno anche la beffa per aver investito e speso, come Paese Italia, ingenti risorse per formarli e specializzarli, per poi consegnarli nelle amorevoli braccia della medicina dei nostri Paesi Confinanti.
Che fare?
Innanzitutto le Regioni, a maggior ragione, per coloro che opteranno per la gestione della delega, in materia sanitaria, in autonomia ( Autonomia Differenziata), dovranno saper programmare i medici che occorrono sul territorio, e non ripetere gli errori che invece hanno commesso, sbagliando completamente ogni previsione, come il Veneto.
inoltre deve essere eliminato il numero chiuso a Medicina e introdurre quello "programmato", così come in Scienze Infermieristiche.
Procedere, poi, in house, per ogni Regione, a implementare la formazione degli OSS
( operatore Socio Sanitari).
Stimare in modo diverso e per età diverse il fabbisogno dei Pediatri in Italia ( oggi ne mancherebbero 800 , di cui un centinaio per Lombardia e Veneto).
Naturalmente tutto ciò potrà avverarsi se, in contemporanea, l'Italia, sin dalla prossima Legge di Bilancio, proceda ad implementare la spesa per la Sanità avvicinandola alla media Europea.
Consapevoli che le risorse son poche e che già si dovranno reperire, per far quadrare i conti della prossima "Finanziaria", una decina di miliardi, bisognerà agire scegliendo le priorità, eliminando tutti i bunus a pioggia, che rinviano i problemi, non risolvendoli in modo strutturale .
La salute è la vera priorità nel nostro Paese.
La salute è un diritto previsto dalla nostra Costituzione, all'art. 32, non dimentichiamolo mai.
Un Paese civile e moderno deve investire in Sanità, specie nella prevenzione, solo così, nel medio periodo, la spesa diminuirà, e la propria popolazione potrà dirsi davvero fiera di vivere in una Nazione che ascolta i bisogni e promuove il benessere dei propri cittadini.
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