Nelle ultime settimane nel nostro Paese è scoppiata la polemica sul riconoscimento del Diritto alla cittadinanza Italiana agli stranieri.
Le posizioni sono molto diverse.
Cerchiamo di capirci qualcosa!
La attuale Legge che disciplina tale diritto è stata di recente modificata nel 1992 n. 91, e riconosce tale diritto solo ai figli cui, almeno uno dei due genitori sia Italiano, ( il cosiddetto Ius Sanguinis ).
Per lo straniero che sia nato in Italia può diventare cittadino Italiano a condizione che vi risieda legalmente e ininterrottamente fino a 18 anni ( maggiore età), consentendo di fare domanda per l'ottenimento anche 12 mesi prima.
In Europa ogni Nazione ha una sua disciplina relativamente alla cittadinanza.
In alcuni Paesi , come il Belgio. Germania, Irlanda , è, ad esempio riconosciuto sulla base del cosiddetto Ius sanguinis temperato, cioè a chi nasce in quella Nazione, e, almeno uno dei due genitori lavori legalmente in quel Paese da un certo numero di anni , normalmente dopo 5 anni.
La polemica non è nuova.
Anche in passato il tema è stato riproposto ma nulla, finora è cambiato.
Il caso di alcuni atleti che alle recenti Olimpiadi di Parigi hanno indossato la maglia di una Nazione, l'Italia, ( Sylla, Jacobs, Egonu), pur essendo di origini straniere, rispettivamente Ivoriana, Statunitense e Nigeriana, ha riacceso la polemica.
Peraltro la "cittadinanza sportiva" è un tema a parte, e che appunto, ai tre atleti di cui si parla, ha consentito, vista la loro nascita in Italia e il tesseramento a una Federazione Sportiva, o perché figlio di uno dei due genitori Italiani ( la mamma di Jacobs), di far alzare il tricolore e cantare l'inno di Mameli.
Sostanzialmente due oggi sono le posizioni in campo, la prima che sostiene il diritto alla Cittadinanza solo per il fatto di nascere in Italia, a prescindere sia del tempo di residenza della persona, che del periodo di lavoro dei genitori, sia a prescindere dalla Nazionalità dei genitori, sostenuta dal Pd, dalla intera Sinistra, e da Azione, ( Ius Soli), mentre una seconda posizione, sostenuta da Forza Italia e Italia Viva, propone l'acquisizione della cittadinanza, attraverso un percorso scolastico, compiuto in Italia, di almeno 5 anni ( Ius Scholae).
Il tema, a mio parere, è quello che va richiesto, per l'acquisizione del diritto, un periodo idoneo di "integrazione culturale" nel nostro Paese.
E' necessario cioè, quella fase preliminare, e, sostanziale, di conoscenza e apprendimento delle regole, linguaggio, cultura che è insita di ogni Nazione, debitamente certificata da una Pubblica Autorità, prima di diventare Cittadino Italiano.
Una integrazione attiva dunque, partecipata e certificata, che consenta di riconoscere i "valori" fondamentali che cui si ispira il nostro Paese:
Libertà di pensiero, rispetto delle regole minime di convivenza civile, libertà di culto, riconoscimento di pari diritti di genere, di solidarietà sociale, dei diritti e dei doveri fondamentali della nostra Costituzione Repubblicana.
Posizioni oltranziste, demagogiche e velleitarie, sono, a mio parere dannose, e semmai producono l'effetto contrario di ciò che si propugna, contribuendo a ritardare, sine die l'affermazione del diritto di Cittadinanza.
Così come sono da respingere, posizioni che intendano mantenere lo status quo,
che, oltre a non essere al passo coi tempi, e distanti da altre situazioni più garantiste, offerte da Paesi Europei a noi più vicini come Germania e Belgio ( meta di molti nostri connazionali emigrati), inasprisce il dibattito politico, e. rafforza posizioni di latente razzismo, o di "bassa lega", cui l'Italia non riconosce Costituzionalmente, per fortuna, alcuna cittadinanza.
20 Agosto 2024
sebastiano arcoraci - Scrittore- Blogger
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