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Quale eredità dei Boomer ai figli?

  • Writer: sebastianoarcoraci
    sebastianoarcoraci
  • Oct 13
  • 3 min read

Updated: Oct 15

Con una espressione tipica dell'era digitale che stiamo vivendo, si usa chiamare Boomer, coloro che sono nati fra il '46 e il 1964, a cavallo del boom economico Italiano.

Ebbene, interessante è guardare a un dato recente, che indicherebbe in 2 Miliardi, nei prossimi 10 anni, la cifra che la generazione Boomer lascerebbe in eredità ai cosiddetti Millennials, cioè alla generazione dei nati fra '81 e il 1995.

Cifra che farebbe dei Millennials, la generazione più ricca della storia.

Ma la domanda vera è: oltre questa eredità di tipo materiale, vi è anche un lascito morale, di tipo ideale?

Io credo di si, anche se le condizioni economiche, sociali e culturali, che stanno vivendo i nostri giovani, oggi sopra i trenta anni, sono alquanto diverse da quelle dei loro genitori.

Una generazione, quella dei Millennials, alle prese con una diminuita identità di valori condivisi, con la fine delle grandi ideologie di massa, con una frammentata e precaria carriera lavorativa, spesso causa di denatalità, e con basi poco solide, per poter immaginare un autentico progetto di vita futura, anche familiare.

Situazione che, al contrario, certamente, non avevano i babyboomer.

Purtuttavia, a mio avviso, il benessere sociale ed economico della vecchia generazione, ha consentito, a questa, di consegnare ai giovani un lascito, oltre che materiale, anche di tipo valoriale.

Innanzitutto quello di avere uno sguardo verso il futuro, con spirito positivo, sulla base dei principi dell'illuminismo, in cui il vero artefice del destino di ogni uomo era legato al suo impegno nello studio, nel lavoro e nella società civile.

Poi trasmettendo una idea di Società, che progrediva, attraverso investimenti nella ricerca scientifica, nella formazione continua, nella cultura, nella autodeterminazione dei Popoli, nella consapevolezza che ogni libertà sia un bene prezioso da difendere.

Non a caso, saranno proprio gli anni '60-'70 che danno origine al Movimento per l'ecologia e la difesa del pianeta, e dell'ecosistema umano in generale.

Infine, è stato proprio in tale contesto, che venne alla luce, nel 1967, l'Enciclica Popularum Progressio di Paolo VI, che affrontava, appunto il tema del progresso dei Popoli.

Come si vede un lascito non indifferente dal punto di vista ideale e spirituale, che, se sommato, a quello materiale, non può essere sottovalutato, né sminuito, come da alcune parti si tenta di fare, addossando le responsabilità morali della situazione critica dei nostri tempi attuali, ai Boomer.

Ancora più interessante, giunti a questo punto, è però approfondire, il tema relativo alla generazione Z, quella dei nati fra il 1995 e il 2012, e se, fra queste, vi sia un nesso di continuità.

Una generazione giovanile, che appare estremizzare i caratteri insiti nell'età adolescenziale ( specie se nati fra il 2008 e 2012 ), che rimarca il solco venutosi già a creare fra i Boomer e i Millennials, allargandolo, se possibile, ancora di più.

Una generazione, poco incline a credere in un suo futuro, e, persino auto- distruttiva, dando poco valore alla idea stessa di "vita".

Giovani eredi dei Millennials, ma che, da questi si distinguono in maniera netta, specie fra i giovanissimi e le giovanissime, veri e propri protagonisti del fenomeno del bullismo a tutto campo, spesso fautori di vere e proprie baby gang.

La chiamerei generazione del disagio, che nel tentativo di "farsi riconoscere", come soggetto "politico", tende a manifestarsi in modalità anti - sistema.

La domanda allora che ci si deve porre è se la generazione Z si senta in qualche modo erede della generazione precedente, o se, invece, lungi dall'appartenervi in alcun modo, si ponga alla nostra attenzione in modo del tutto originale, distinta e distante dalle altre due, che l'han preceduta.

In effetti, sembrerebbe, che l'ultima generazione, quella Z, a differenza della sua precedente, sia molto più idealista e movimentista, rifiutando l'approccio pragmatico che caratterizza quella dei Millennials, optando, piuttosto, per una visione più partecipativa alle dinamiche sociali, caratterizzandosi, da ultimo, con la propria testimonianza militante, nei movimenti per la difesa dell'ambiente e la pace nel mondo, come ad esempio le ultime manifestazioni Pro-Pal , offrendo il loro impegno concreto verso una visione della vita maggiormente utopistica.

Una generazione, interamente digitale, che intende ri- appropriarsi del proprio

destino, divenendo più "progettisti" che spettatori, seppure consapevole delle enormi difficoltà che la società odierna gli pone, a volte, in modo crudele.

Come si vede una linea di successione ereditaria, molto discontinua, che, nel tempo, ha subito, tutte le trasformazioni sociali, perdendo, gradualmente, i caratteri originari dei loro avi, nel tentativo, forse, di affrancarsene definitivamente, percorrendo vie nuove, nel segno del cambiamento, anche radicale del loro modo di vivere.

Se sarà vero cambiamento, lo dirà solo il trascorrere del tempo, per intanto, le Istituzioni e i decisori Politici, farebbero bene a dare loro maggior credito e ascolto.






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